Le vite degli altri

 Vi siete mai chiesti quanto siete padroni della vostra vita? 

Io si. Adesso. 

Anni fa vivevo con un ragazzo non convenzionale e così anche la mia vita prese una piega bizzarra. In tutta questa bizzarria, visto che la stavo vivendo, non trovavo nemmeno nulla di così tanto eccezionale e quindi non ne avrei fatto un mistero. Il ragazzo col quale vivevo aveva una vita inventata, tanto che, sono convinta, nemmeno lui sapesse più distinguere ciò che realmente aveva fatto da ciò che aveva solamente raccontato di aver fatto. Se ci pensate, se passate una vita a raccontare una storia, non è un po’ come se quella storia diventasse, realmente, la vostra storia? Ad ogni modo anche la mia dovette trasformarsi in un racconto. Avevo la vita che vivevo, quella bizzarra, e una vita apparentemente incomprensibile, raccontata. Per anni sono stata convinta che a spiegarla, quella reale, avrei impiegato la metà della fatica e avrei ottenuto certamente qualche (buon)consiglio ma anche tanti: “in fin dei conti è la tua vita”, che poi erano un po’ quello che cercavo. Quando ci lasciammo, lui racconto a tutti una terza vita che nessuno aveva vissuto e che, sopratutto, non avevo mai sentito raccontare prima. Vuoi che fosse proprio la mia? No, non lo era, ma lo diventò, a discapito delle altre due. 

“Ah! Non ricadrò più nello stesso errore” mi dissi.

Si, invece. 

Recentemente ho avuto una vita ordinaria ma eroica che è stata un po’ parafrasata prima di essere raccontata, in accordo con tutti, si intende.

All’interno di me, senza il mio consenso, una nuova vita voleva vedere la luce e io cercai di zittirla per anni. “Basta, insomma, ne ho già una che è più o meno plausibile, non può essere sufficiente?”. Si, desiderai. No, in realtà. 

Così ad un certo punto, una vita che evidentemente stava crescendo e sulla quale le manovre di sabotaggio autoimposte, evidentemente, non avevano avuto la meglio, prese il sopravvento e mi scalzò letteralmente dall’altra. Cosa strana, dopo anni mi sembrò di vivere davvero (ma quale vita?) anche se non sapevo bene di cosa si stesse trattando. Desiderai raccontare, oltre che vivere, il cambiamento è sopratutto l’esperienza ma subito qualcuno, anche se forse erano diversi, suggerì prudenza mentre altri implorarono tempo, tempo per ricostruirsene una propria, di vita, ma si sa, queste edificazioni spesso rimangono rappresentazioni mentali più che trasformarsi in lavoro di fatica e, sopratutto, esperienza insegna, non si può prevedere quando queste vedranno la luce. Ci vuole pazienza per avere una vita, non trovate? Se siete in accordo con me, converrete che ce ne vuole ancora di più per comprenderla, la vita, e non subirla come atto di volontà imposto.

Ora racconto a giorni alterni un vita che vivo, ne ho in prestito con possibilità di riscatto una che non è mia ma che comunque sembrerebbe quella reale e tanti incitamenti a raccontarne una già confezionata e che si può indossare da un verso o dall’altro e volendo essere infilata su un manichino, li, dietro la porta di ingresso. È quella che va bene per tutto, persino per le mezze stagioni di questi tempi avversi...

Qual è la mia vera vita? Un artificio costruito su nomi più o meno reali e ricordi più o meno vissuti da me o da altri, scaturiti spesso da paure mie e di altri, che girano il tutto, rosolandolo, su un tempo che va ad esaurirsi, in attesa che la speranza prenda il sopravvento, come del resto un po’ ha sempre fatto. È così che nasce il sale, sapete?

In tutto ciò, il mondo accade, si rivela, e forse è vero che la vita la si ritrova in tutto quello che accade mentre noi facciamo altro, ma sopratutto, la si ritrova mentre stiamo vivendo le vite degli altri.

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