Perché.
Oggi il mio primo atto di protesta.
Sono chiusa in casa da 46 giorni. Per chiusa intendo che non esco nemmeno sul pianerottolo, nemmeno per sbaglio. Ho optato per un taglio netto e radicale dei contatti col prossimo. a)non ho attività che commerciano beni di prima necessità b)non ho un datore di lavoro che mi “obbliga” ad andare a lavorare c)non lavoro nella sanità d)ho la fortuna di potermi permettere tre mesi senza entrate. La spesa la faccio da bottegai che fanno le consegne. Quello che non trovo, visto le tante intolleranze e allergie, ho scoperto che può essere ordinato direttamente dal produttore e arriva in 24/48h anche in piena pandemia. Posso ordinare libri, quaderni, penne, cibo per animali domestici... ho scoperto che tutto può arrivare fino davanti alla porta di casa tua. TUTTO.
Tutto, tranne il buonsenso.
Ho fatto questa scelta radicale a 34 anni, in salute, nel pieno, come si suol dire, delle forze. L’ho fatto perché credo che la differenza la facciano le persone. Credo che una comunità è tale ma che resta imprescindibile il valore del singolo. Il contributo del singolo.
Questa pandemia è una tragedia sotto ogni punto di vista. Non sentiamo le sirene degli aerei che preannunciano un bombardamento, sentiamo quelle delle ambulanze, ogni giorno, ogni ora.
Ho preso questa decisione perché ho creduto che la mia città, la mia regione, il nord Italia, l’Italia intera, il mondo intero meritassero uno sforzo breve ma intenso, senza se e senza ma, senza egoismo di sorta, senza proteste, senza rimproveri. Ho creduto di farlo per un bene comune, per un diritto comune: la salute, la libertà di movimento... la vita.
E così ho rinunciato alla cosiddetta libertà. che cos’è poi la libertà? Ora riporto le parole di Assagioli al riguardo, ma avrei potuto riportarne altre:
“Essere liberi richiede un impegno continuo e un’assunzione di responsabilità che basa sul sè la propria manifestazione. Essere liberi significa totale accettazione di chi siamo, dei nostri limiti e delle nostre potenzialità. Essere liberi significa rispetto verso se stessi e conseguentemente verso gli altri. Essere liberi significa avere il coraggio di scegliere, di parlare e agire coerentemente al sentire interiore. Essere liberi è gioire della solitudine in compagnia del proprio cuore.”
E così ho scoperto che il senso civico esiste ma sta nascosto dietro a poche porte. Ho sentito di persone che si sentono ribelli perché “trovano ogni scusa per uscire”. Ho sentito persone che si sarebbero fatte un’autocertificazione per andare a scopare con un’altra. Ho sentito persone che escono con la scusa del:”tanto non sto in mezzo agli altri”, idea che hanno avuto in altri cento, duecento nel quartiere e così le strade si riempiono. Ho persino sentito persone che dicono:”io la mascherina non la metto perché non mi piace vedere persone col viso coperto”.
Ho sentito persone dire:”tanto ho messo in conto di prenderlo”. Le ho sentite proprio tutte.
Oggi per la terza volta mi hanno spostato una visita medica importante. Mi hanno detto:”sa com’è, ora solo le urgenze e i pazienti da oncologia”. Hanno aggiunto:”eh, purtroppo i casi calano ma non abbastanza, purtroppo ci vorrebbe più collaborazione da parte dei cittadini, più attenzione nel seguire le direttive... vedremo a maggio ma... non è detto”.
Già. Non è detto. Non è nemmeno detto che non sarà troppo tardi, quando sarà.
Così ho mangiato, furiosa. Mi sono vestita e sono uscita. Ho fatto due rampe di scale, ho buttato l’immondizia e ho recuperato dei pacchi. Non lo facevo da 46 giorni.
Perché la domanda che ora mi pongo è: Perché cazzo sto facendo tutto questo? Ma sopratutto: per chi?
In mia vita c’è solo una categoria di persone che sopporto meno dei furbi: quelli che si credono tali.
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