Risvegli.

Ho sempre pensato che Amore uno debba meritarlo. Così da bambina ho iniziato a dire ciò che andrebbe detto o fare ciò che andrebbe fatto per mettere l’altra persona nella condizione di poter vivere la vita che avrebbe sempre voluto. Ho fatto grande pratica con mia madre e i suoi problemi da trentenne in divenire. Il fatto è che non ho mai creduto che la mia volontà dovesse avere avere un peso nelle scelte e nella vita altrui. Ho sempre voluto le persone libere, libere dalle catene che cerchiamo di mettere manifestando le nostre esigenze e le nostre volontà. Come potresti esistere nella tua essenza, se ti vincolassi?
Questa palestra è stata funzionale e ho speso buona parte della vita a mettere in pratica tutto ciò con le persone dalle quali desideravo essere amata. Perché dovresti amarmi se non riesco ad essere leggera come una piuma, sulla tua vita? Perché dovresti amarmi se non sono in grado di comprenderti e sostenerti anche oltre a ciò che voglio io, a ciò che desidero io?
La terapia mi ha insegnato l’amore per se stessi e credo che tutto sommato sia una bella cosa. Amando me stessa ho capito che la disponibilità che riesco a riservare agli gli altri non la riservo a me stessa. Non sono così comprensiva, non mi lascio così libera anche se sto facendo prove di volo in questa direzione.
Poi ad un certo punto ti trovi nel mezzo della tua vita e decidi, in virtù di questo amore per la vita e per te stesso che ti è stato insegnato, di cambiare scenario, di mettere tutto in discussione. Beh, io non mi aspettavo granché visto che Granché non è mai arrivato come Godot, però un minimo dello spirito che ha sempre animato me nei confronti delle persone a me care si... questo devo dire che un po’ l’avrei voluto. Certamente avrei voluto, se non appoggio e comprensione, almeno silenzio. Puoi non essere d’accordo o puoi esserlo, poco cambia, ma almeno lasciami sentire il silenzio dei miei passi sulla terza neve... 
E questo non è stato, se non durante i brevi accenni di recupero dell’esca. 
Credo di aver sentito le esigenze di tutti, a gran voce, citofonate nel cuore della notte o nel torpore delle mattine estive. Un desiderio di possesso e soprattutto il desiderio di rimarcare la propria presenza massiccio, paludoso, soffocante...
Tutti i bisogni mai palesati o celati dietro ad un velo di decenza riversati al suolo come durante un’alluvione... soltanto un paio di flebili respiri che ti liberano, da lidi dove il vento è sempre soffiato leggero e la realtà ha un minor peso perché tenuta a distanza, ma per il resto ancore, ancore e persino rancore. E no, non dovevi dirmelo “perché è venuta così e il momento era questo, ora che sono un po’ da una parte e un po’ dall’altra”, dove hai preso questa libertà e sopratutto perché hai voluto esercitarla...
E ci starebbe pure di provare un po’ di rabbia ma in realtà sono solo dispiaciuta e noto solo come questa società abbia costruito il senso di colpa su quello che viene schiacciato e non sulla mano che lo cantona. Se veniamo violentati, ci sentiamo responsabili della violenza subita e resta solo il silenzio, la vergogna e la colpa, la colpa per non averlo evitato e la colpa per non essere stati in grado di dire nulla.
E si mi sento in colpa anche io, mi sento umiliata e stupida, mi sento sola, come solo la violenza sa farti sentire... mi domando se anche io ho imparato a prendere queste libertà, a manifestare queste esigenze impunemente... e la risposta è no. Quindi è una questione di educazione? Dove si impara l’arte dell’invasione? 

Commenti

Post popolari in questo blog

Housewives

Perché.

Colpevole di avere vissuto